Fre presenta il nuovo singolo “Billboard”: “Siamo troppo legati ai numeri e alle classifiche. Contano certo, ma bisogna tornare a raccontare attraverso la musica” – Intervista

Fre

“BILLBOARD” è il nuovo brano del rapper italo-nigeriano Fre insieme all’attore e rapper italiano Biondo e al misterioso artista XonousFrancis Adesanya, in arte Fre, è un rapper italiano di origine nigeriana che vanta collaborazioni con icone del panorama hip hop italiano come Vacca, Dj Fede, Ronnie Jones, Vincenzo da Via Anfossi, Tormento e Bassi Maestro. Nel 2020 partecipa con Shade a una puntata di MTV e pubblica il suo primo album da solista, Gomorrista, che supera il milione di stream su Spotify. Dall’album vengono estratti i singoli “Pasta&Flow” e “Influencer”, entrambi con oltre 1 milione di visualizzazioni su YouTube. Nel febbraio 2022 pubblica “Sott’acqua”, un brano ispirato alla pandemia che supera ampiamente il milione di visualizzazioni su YouTube. Seguono i singoli “Un’estate da bere” con Ivan Granatino e Xonous e “Farsi Male” con Caneda. Nel 2023, escono “Nevica” e “Blu” con Annalisa Minetti, che uniscono pop e rap. A maggio 2024, Fre pubblica “Caronte”, prodotto da Giovanni Di Bernardo e distribuito da Universal, esplorando l’ipocrisia della società tramite la metafora del mitologico traghettatore dell’Ade. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Fre, e con lui abbiamo parlato della sua carriera, del nuovo singolo e del mondo della musica.

Intervista al rapper Fre

Billboard, è il titolo del suo nuovo singolo: come nasce questo brano e la collaborazione che è venuta fuori con Biondo?

Con Biondo ero in contatto tramite il suo impresario, Emilio Munda, un producer che ha vinto Sanremo con Il Volo. Mi aveva proposto questa produzione in collaborazione con Alessandro Presti. Mi ha mandato questo provino, che ho trovato fin da subito bellissimo. Dato che sono un rapper, ma mi piace spaziare nella musica, mi sono detto che era arrivato il momento di contattare finalmente Biondo. Lo vedevo molto adatto a questo progetto, visto che è un artista molto versatile. In poche sessioni avevamo già provinato la sua strofa, che doveva essere la seconda, ma che poi in fase di produzione è diventata la prima, seguita dal ritornello con Xonous. È nato tutto in modo spontaneo.

Il titolo del brano è un richiamo alla nota rivista. Il testo affronta temi importanti, come quello di voler raggiungere classifiche a tutti i costi. Come è venuta questa idea di ‘criticare’ in un certo senso il proprio mondo sempre volto a rincorrere i numeri?

Forse a volte viene anche in modo automatico per un artista, perché siamo spesso legati ai numeri: pubblichi una canzone e già hai l’ansia di capire se sei entrato in classifica, se la canzone andrà bene, se le radio la passeranno e se i giornali ti chiameranno. Abbiamo tentato di trattare l’argomento rendendolo leggero. ‘Billboard’ è un viaggio immaginario verso una città dove tutto è possibile, cosa che si noterà nel videoclip. Tornando ai numeri, il problema è che per raggiungere certi risultati i numeri contano tantissimo, forse anche troppo, e questo ha danneggiato e continuerà a danneggiare la musica. Se punti solo ai numeri, le canzoni iniziano ad essere di plastica, non c’è un contenuto forte, non hai trasporto. I Nomadi, ad esempio, hanno canzoni leggendarie, mentre adesso i cantanti escono e dopo due anni spariscono, forse perché non c’è tutta questa sostanza.

Anche nella musica quindi succede quello che avviene in tv, dove se un programma non va bene tagliano il conduttore. 

“Se una canzone non funziona, non entri più nello stesso editoriale, devi lavorare di più per riuscire a entrarci. Il meccanismo è ‘brutale’. Chi ascolta la musica non lo sa, ma per chi la crea non è così semplice. Si cerca sempre di non toccare questi argomenti sensibili perché poi hai paura di avere problemi. Una settimana fa sono uscito con un’altra canzone per Universal, ‘Caronte’, e questa canzone ha delle dinamiche discografiche fuori dallo standard. Se la senti, è molto orchestrale, cinematica e l’argomento è molto profondo. La cosa particolare è che non ha un ritornello, e questo diventa un problema per la radio, perché non passano una canzone che non ha una strofa e un ritornello. Ho pubblicato comunque il brano.

‘Caronte’ è un viaggio che ti spiega delle cose e la gente si ritrova in quello che dico nel testo. Così come si ritrova in ‘Billboard’, quindi bisognerebbe avere meno paura di fare le cose. Bisogna spingere e fare quello che uno sente che è giusto fare. E allora sì che si trova un po’ di originalità. Se uno non tenta, non rischia e non se la gioca, non cambierà mai e sarà sempre peggio secondo il mio punto di vista.”

Questo brano potrebbe diventare il tormentone dell’estate?

Con Biondo, con il film che ha fatto e per come è cresciuto dal punto di vista dei numeri, potrebbe. Ma è difficile rispondere a questa domanda perché poi sei in mano ai professionisti e ci sono i super big, i mega big e non li tocchi. È difficile che li tiri giù; in estate è sempre difficile uscire con i pezzi. Quest’anno c’è Tony Effe che ha pubblicato la canzone due mesi fa: questa è un’altra strategia, pubblicarla prima e giocarti l’estate. Ma io non sono per quella roba lì. Io invece ho bisogno di raccontare. Anche io sono per il divertimento, ma per come i ragazzi mi scrivono su Instagram, devo essere bravo a fare sia una cosa che l’altra. Ho fatto un pezzo che parla dell’hamburger, testo e musica realizzati da me, sono l’unico ad averlo fatto. È mega commerciale e con contenuto zero, ma sto lavorando parallelamente su delle cose che magari parlano di altro, come un brano che affronta il tema della dignità. Non voglio trattare solo argomenti leggeri ma anche quelli in cui posso far ritrovare le persone, magari più giovani di me, dato che io ho 33 anni. Voglio che loro possano ritrovarsi nella mia musica.

Come si è approcciato al mondo della musica?

“Ho iniziato con un gruppo che però non ha avuto molto successo perché l’approccio con la musica era totalmente sbagliato. Un po’ mio padre spingeva me e mio fratello a fare musica, solfeggio e chitarra. Ma io sono un rapper e avendo origini nigeriane vedevo tutta la musica americana, perché poi quando sei un italo-nigeriano sei un po’ legato agli States, al basket, alla musica rap. Tempo zero, ero un rapper. Da lì sono partito, all’inizio si giocava, ma io ho sempre avuto la passione per la musica. Ho una buona leardship e con il mio gruppo abbiamo iniziato a fare i featuring con diversi artisti della scena rap italiana. Purtroppo poi non riesci a fare molte cose come gruppo, e si è scelto di prendere strade diverse”.

“A dire la verità, non mi sono preoccupato più di tanto, perché io questo volevo fare. Mi piace comunicare, fare musica, scrivere. Da solo sono ancora più veloce, ho fatto altri featuring come con Granatino, collaborazione stupenda, ho cercato Young Signorino, un personaggio incredibile, e abbiamo fatto questo pezzo dove parlavano delle emozioni, della felicità, dei pochi secondi di felicità che abbiamo in una giornata e quanta tristezza invece ci invade. Poi sono arrivato ad Annalisa perché volevo andare a Sanremo, sono ambiziosissimo, ho pensato che con lei potevo provare. Abbiamo provato a presentarci insieme ma non è andata bene”.

Pensa di aver fatto una carriera troppo veloce?

“Penso che in realtà ancora devo partire. Ho cercato di fare tante cose per trovare il mio spazio, sono riuscito a fare delle belle cose ma l’esplosione che mi aspetto non è ancora arrivata. C’è tanto movimento intorno alle cose che sto facendo, molto di più rispetto ad un anno fa. Mi reputo un rapper vero, non lo scimmiotto come quelli che vanno nei video con le pistole nel quartiere, quello per me non è un rapper, è imitare altro. Nell’essere autentico a volte ci metti più tempo a farle le cose. Quello che dico nelle canzoni è tutto vero, faccio un viaggio verso ‘Billboard’ con la mia testa, mi sento ‘Caronte’ e sono io che voglio decidere quando è finita una cosa mia”.

Come è diventato un rapper? Aveva dei miti da seguire?

“Un po’ perché sono nero e ho subito collegato il nero al rap. Mio papà guardava tutti i film di Spike Lee: ‘Fai la cosa giusta’, ‘Giungla di cemento’, e io di conseguenza li guardavo con lui. Sono sempre stato attirato dalla cultura black ma non l’ho vissuta del tutto dato che mio nonno era pugliese e mia mamma italiana e da piccolo sono stato con loro. Mi sono avvicinato al rap un po’ per il fatto che ero africano, poi la musica rap mi piaceva e devi essere bravo a scrivere per farla al meglio. Se sai scrivere, e sai mettere le rime come si deve, è molto più facile avvicinarti al rap rispetto al rock.

Un duetto che sogna?

“Con Marracash sarebbe il bellissimo, anche se è difficile agganciarlo. Oppure si potrebbe far sentire qualcosa a Zef, mi sembra uno molto autentico e dice anche cose molto sociali”.

Sogna Sanremo, con quale tipologia di brano vorrebbe arrivarci?

“Con un pezzo pop urban arricchito da sonorità delle musica pop. Tenterei di portare qualcosa di innovativo ma non so come viene preso, anche lì i numeri contano: se non li hai, non vai a Sanremo. Mi piacciono molto gli storici, le leggende della musica italiana perché non li schiodi mai da lì. Non è un pezzo che domani lo togli, ti rimane sempre. L’ideale sarebbe una collaborazione con un personaggio che ha fatto la storia della musica come Ricchi e Poveri, Ivana Spagna, Jalisse, Annalisa Minetti, e poi la serata cover fare una bella contaminazione. Purtroppo non conosco Carlo Conti (ride ndr)”.

Cosa ha comprato con il suo primo guadagno?

“Il primo guadagno arrivato grazie alla musica era di 5 mila euro, li ho usati tutti per lavorare alle mie canzoni. Con i guadagni solitamente compravo qualcosa per lo studio. Ho investito sempre nel mio lavoro. L’importante è che mi vada bene la musica”.  

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