Fargo, recensione (no spoiler) della serie antologica ispirata ai Coen

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Nel 1996 usciva nelle sale di tutto il mondo uno dei film più importanti di quel decennio, ad oggi considerato da buona parte della critica e del pubblico come uno dei crime movie più influenti ed innovativi di sempre. Stiamo parlando di Fargo, scritto e diretto da Joel ed Ethan Coen e con protagonisti Frances McDormand, Steve Buscemi e William H. Macy, tra gli altri; un lungometraggio tragicomico che mescola crimine, violenza ed esistenzialismo, assieme ad una sana dose di ironia caustica.

L’atmosfera e i temi del film dei Coen hanno dato il via allo showrunner e sceneggiatore Noah Hawley per un progetto televisivo antologico prodotto da FX ed attualmente disponibile nel catalogo on demand di Sky e NOW TV. Ci stiamo ovviamente riferendo a Fargo, serie televisiva che, almeno al momento, consta di quattro stagioni indipendenti, ognuna con una narrazione ed interpreti sempre differenti.

La trama di Fargo

Difficile riassumere tutta la trama della serie antologica creata dallo sceneggiatore e produttore esecutivo Noah Hawley (i fratelli Coen, benché registi di nessuno degli episodi dello show, figurano anch’essi come executive producers), se non che ogni stagione delle quattro che fino ad ora la compongono raccontano storie corali sempre diverse ma legate da una parentela tematico-geografica: ad esempio, nella prima stagione con protagonisti Billy Bob Thornton e Martin Freeman si racconta dell’arrivo in una cittadina vicino Fargo di un serial killer che circuisce un ingenuo assicuratore a compiere un crimine, mentre nell’ultimissima stagione andata in onda ci si focalizza sulla Kansas City degli anni ’50 e sulla lotta tra due bande criminali per il possesso della città. Tra questi eventi, ci sarà ovviamente modo di perscrutare le psicologie dei tantissimi personaggi e di mettere in scena eventi e situazioni spesso al limite del grottesco e del tragicomico. Come nella migliore tradizione di quello che fu il capolavoro dei Coen.

Fargo, perché vederla

Perché recuperare la serie antologica attualmente disponibile su Sky On Demand e NOW TV? Perché tutto sommato è riuscita ad omaggiare a replicare con rinnovata efficacia un microcosmo narrativo di situazioni, personaggi e temi cari ai due fratelli del cinema americano. Lo show televisivo creato da Noah Hawley ha infatti un grandissimo pregio, ovvero quello di aver saputo raccontare, pur nel corso di quattro stagioni antologiche, in epoche ed anni spesso differenti e con personaggi e contesti sempre nuovi, quanto l’essere umano sia intrinsecamente avido, individualista e pronto ad agire nel peggiore dei modi per di ottenere ciò che vuole o più gli fa comodo, infischiandosene spesso e volentieri dell’etica, della morale vigente e delle stesse leggi.

Un racconto televisivo che, oltre a qualche riferimento nei nomi dei tanti personaggi, ad alcune loro parentele o nella vicinanza geografica alla cittadina del North Dakota, è riuscito alla perfezione a distaccarsi dall’eredità ingombrante del capolavoro cinematografico di Joel ed Ethan Coen intessendo una serie televisiva che può essere assolutamente recuperata anche senza aver visto precedentemente il lungometraggio del 1996. E non era affatto scontato per uno show tv che da quel film prendeva ispirazione diretta.

Perché non vedere Fargo?

Perché di certo non ci troviamo di fronte all’ennesima serie televisiva di stampo crime che farà felici i telespettatori di oggi. Il pubblico generalista che magari immagina di trovarsi di fronte ad un programma per il piccolo schermo semplice da seguire e facile da decodificare, scoprirà ben presto di avere davanti agli occhi un prodotto antologico per il quale ogni stagione ha un inizio, una fine ed una storia a sé, costellata il più delle volte da personaggi al limite tra il grottesco, la tragicommedia e la disperazione esistenziale. Mixate ovviamente tutto con graffiante e delirante ironia.

Potrete quindi immaginare come la creatura televisiva di Noah Hawley sia dunque un oggetto destinato al piccolo schermo per palati decisamente più sopraffini rispetto al pubblico generalista, che senza dubbio è alla ricerca di emozioni forti e di semplice consumo; target molto lontano da quello che già più di venti anni fa era quello a cui si rivolgevano i fratelli Coen con il loro cinema. Figuratevi la serie televisiva ad esso ispirata!

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